venerdì 28 settembre 2007

L'ITALIA ABOLISCE LA PENA DI MORTE ANCHE NELLA COSTITUZIONE: SODDISFAZIONEDI AMNESTY INTERNATIONAL


La Sezione Italiana di Amnesty International ha espresso grandesoddisfazione per il voto con cui ieri, martedi' 25 settembre, ilParlamento ha finalmente eliminato dalla Costituzione la possibilita' direintrodurre la pena di morte in Italia. Si tratta di un traguardo molto importante per Amnesty International e lealtre associazioni impegnate contro la pena capitale: la modificadell'articolo 27 della Costituzione infatti, completa anche formalmente ilcammino abolizionista del nostro paese, escludendo una reintroduzionedella pena di morte mediante una legge ordinaria. Questa possibilita'infatti era ancora ammessa dalla Costituzione, anche se limitatamente alleleggi militari di guerra. 'Per ottenere la modifica della Costituzione, la Sezione Italiana diAmnesty International ha fatto pressioni sul Parlamento per anni, seguendoi progetti di legge presentati e mai approvati nel corso delle passateLegislature. Ora, finalmente, possiamo apprezzare il risultato di tantoimpegno e chiedere ulteriori passi in avanti nella tutela dei dirittiumani' - ha affermato Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty Italia. L'Italia - per essere coerente con l'impegno internazionale a sostegnodella moratoria - deve infatti ratificare il Nggi militari di guerra).a'di una reintroduzione della pena di morte mediante una legge ordinaria(anche se limitatamente alle Protocollo 13 alla Convenzione europea suidiritti umani e le liberta' fondamentali, che prevede il bando della penacapitale in qualsiasi circostanza. Ulteriori informazioni La pena di morte in Italia era stata abolita nel 1948, dall'articolo 27della Costituzione, per i reati comuni e per i reati militari commessi intempo di pace. La legge 589 del 1994 ne aveva disposto l'abolizione anchedal codice militare di guerra e dalle leggi militari di guerra. La legge approvata ieri in via definitiva dal Senato - con 231 voti afavore, 1 contrario e 4 astenuti - comporta una modifica costituzionale,ed e' stata quindi esaminata e votata per due volte in ogni ramo delParlamento. Il testo era basato su progetti di legge presentati da diversiparlamentari nel 2006. L'articolo 27 della Costituzione stabilisce ora che 'non e' ammessa lapena di morte', dal momento che e' stata cancellata la frase successiva:'se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra'. Il Protocollo 13 alla Convenzione europea sui diritti umani e le liberta'fondamentali prevede il bando della pena capitale in qualsiasicircostanza, compresi i crimini commessi in tempo di guerra o di minacceimminenti di guerra. Il Consiglio d'Europa lo ha adottato nel febbraio2002, escludendo la possibilita' di deroghe o riserve, e l'Italia lo hafirmato il 3 maggio dello stesso anno. Il Protocollo 13 e' in vigore dal 1luglio 2003 e, ad oggi, e' stato ratificato da 39 Stati.

domenica 23 settembre 2007

"No alla logica del profitto"


DOPO QUESTE PAROLE DEL PAPA IO CREDO CHE E' LECITO UN PO' ARRABBIARSI NON CREDETE??



Il Papa: "No alla logica del profitto"


Il cristiano rifiuta la logica del profitto, la disonestà e l’egosimo: lo ha affermato il Papa nel corso dell’omelia pronunciata nel corso di una messa che ha celebrato questa mattina a Velletri, in provincia di Roma. «La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male», ha detto Benedetto XVI. «È necessaria quindi una decisione fondamentale: la scelta tra la logica del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà». Per Papa Ratzinger, «la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti». «In fondo - ha detto ancora il Papa - si tratta della decisione tra l`egoismo e l`amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana». Di conseguenza, «oggi, come ieri, la vita del cristiano esige il coraggio di andare contro corrente, di amare come Gesù, che è giunto sino al sacrificio di sé sulla croce».

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Ogni giorno si impara qualcosa. Nella trasmissione “Anno zero” di giovedì 17 maggio sono stati citati dati e cifre che indicano che il Vaticano e la Chiesa cattolica, attraverso società ed enti religiosi di vario tipo, è titolare di circa il 20% del patrimonio immobiliare italiano!
Si tratta a ben vedere di una ricchezza enorme, e che non ha analogie all’estero, poichè significa in pratica che in Italia 1 abitazione su 5 appartiene al Vaticano, direttamente o indirettamente, e su quegli immobili la Chiesa non paga neppure l’ICI, neppure per gli immobili non adibiti a luoghi di culto, ma ad esempio ad attività commerciale, o abitativa (altro privilegio ingiustificato)
A ciò si aggiunga l’8 per mille delle dichiarazioni dei redditi, che lo Stato versa alla Chiesa (anche quando il contribuente non ha esercitato l’opzione: a meno che il contribuente non destini il suo 8 per mille ad altro scopo, quei soldi vanno alla Chiesa anche se non lo ha voluto apertamente!), ed è una cifra notevole, e altri 970 milioni circa di euro che lo Stato versa alla CEI (altra somma enorme di cui stranamente non si parla mai), altri due privilegi di cui altre confessioni cristiane e religiose non beneficiano in modo tanto cospicuo.
Qualcuno potrà obiettare che quel denaro serve a scopi caritatevoli e benefici, e in parte sarà anche vero, magari fosse sempre così.
Purtroppo però in buona parte quel denaro non va affatto ai poveri e ai bisognosi, perchè ad esempio, per quanto riguarda la gestione degli immobili e delle abitazioni, è stato dimostrato che il Vaticano si comporta come un qualsiasi speculatore immobiliare, o affarista che cerca di lucrare il massimo.
Sempre nella trasmissione citata, veniva indicato che negli ultimi anni per gli immobili di sua proprietà, soprattutto a Roma, il Vaticano ha alzato i canoni di locazione a cifre improponibili per molte famiglie, oppure semplicemente ha iniziato a non rinnovare i contratti di locazione e a sfrattare molti inquilini (anche quelli che pagavano regolarmente), per poi vendere quegli immobili a compagnie alberghiere o società immobiliari, lucrando cifre enormi.
Venivano intervistati inquilini paraplegici (che il Vaticano ha fatto sfrattare) e altri in situazioni di disagio, che gli enti religiosi non si sono fatti scrupolo di gettare in mezzo a una strada.
Notevole ipocrisia, non c’è che dire: da un lato tanti bei discorsi sulla famiglia e i valori cristiani, dall’altro il Vaticano getta le famiglie e i disabili in mezzo alla strada, e continua ad accumulare denaro.
Sarebbe ora che i fedeli aprissero finalmente gli occhi.

sabato 22 settembre 2007

L'addio di Marquez


Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta
e mi regalasse un pezzetto di vita, io approfitterei di questo tempo il più possibile.
Probabilmente non direi tutto quello che penso ma penserei tutto quello che dico.Darei valore alle cose non per ciò che valgono ma per ciò che significano.Dormirei poco, sognerei di più, perché ho imparato che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei quando i più si fermano, mi sveglierei quando i più dormono.
Se Dio mi concedesse un pezzetto di vita, vestirei semplice, mi lascerei bruciare dal sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Agli uomini spiegherei quanto sbagliano nel pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.
Tante cose ho imparato da voi uomini...
Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna,senza sapere che la vera felicità risiede nella forza di risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di sua madre o di suo padre, lo racchiude per sempre.
Ho imparato che un uomo ha diritto a guardarne un altro dall'alto in basso solo per aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto apprendere da voi, ma in verità a molto non avrebbero a servire, perché quando mi metterete dentro quella borsa, infelicemente starò morendo.
Dì sempre ciò che senti e fai ciò che pensi.
Se sapessi che oggi sarà l'ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce,registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.
Sempre c'è un domani e la vita ci dà un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene, e che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio.
Oggi può essere l'ultimo giorno in cui vedi coloro che ami.
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concederti un ultimo desiderio.
Mantieni coloro che ami vicini a te, dì loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti.
Chiedi al Signore la forza e la saggezza per poterli esprimere.
Mostrati ai tuoi amici e sarai amato per quanto meriti.
Se non lo fai oggi, domani sarà sempre lo stesso.Se non lo farai mai, nemmeno importa.Il momento è questo.Un abbraccio e un addio a tutti.

G. Garcìa Marquez

martedì 18 settembre 2007

Folla per R. Saviano a Casal di Principe(NA) Ma qualcuno grida: "La camorra non esiste"


CASAL DI PRINCIPE (Caserta) - In mezzo alla folla che gremisce la piazza ci sono anche personaggi scomodi. C'è il papà del boss Sandokan il soprannome con cui è conosciuto Francesco Schiavone; i negozi sono chiusi come pure i balconi e le finestre dei palazzi e delle case adiacenti. Nel giorno del ritorno a casa, a Casal di Principe, di Roberto Saviano, la terra di camorra fa ancora sentire la sua presenza. Paradossalmente "discreta", eppure spavalda che finge di confondersi tra i volti che affollano l'area antistante il palco. Un segnale preciso che sembra voler dire "eccoci, noi siamo sempre qui. Non abbiamo paura". E la presenza di Nicola Schiavone non passa inosservata, provocando attimi di tensione quando il presidente della commissione antimafia cita il clan. Il papà del boss cerca di guadagnare il palco. Urla che deve parlare anche lui, che ha qualcosa da dire. Sono attimi interminabili, tra paura e stupore che richiede l'intervento degli agenti che bloccano l'anziano per evitare complicazioni

In fondo alla piazza, una decina di persone, che si definiscono, "giovani imprenditori". Applaudono ironicamente qualche passaggio dei discorsi ufficiali e ai giornalisti ripete la litania: "La camorra non esiste", "Saviano non ha subito minacce, vuole essere eletto deputato".

Sul palco, il presidente della Camera Bertinotti, l'autore di "Gomorra", i ragazzi di Locri, assessori, autorità. Tutti venuti a Casal di Principe, terra dei "casalesi", ad inaugurare l'anno scolastico.
Ma oggi il paese appare diverso. Erano anni che non si vedeva tanta gente in strada. Saviano è emozionato: "Abbiamo, avete, il diritto alla felicità. Che, in questa terra martoriata, vuol dire non morire sul posto di lavoro, vuol dire non dover fare un secondo lavoro nel week-end per tirare a campare. La forza per opporsi al potere dei clan in questa terra- aggiunge- viene dal talento degli stessi cittadini di qui: dovete scegliere da che parte stare".


Fausto Bertinotti rilancia la sfida della legalità e dice: "Mi piacerebbe che in tutte le aule all'inizio dell'anno scolastico venisse letta la Costituzione insieme a una delle testimonianze delle tante persone che hanno speso la vita nella lotta contro le mafie e per rendere civile questo Paese". Parte qualche fischio, non si sa se verso Saviano o verso Bertinotti.

"Questa piazza -continua il presidente della Camera- chiede di non essere tradita. Bisogna costruire anche una buona economia, e buona economia significa anche nuova occupazione". "Il problema fondamentale è coscuire una anticamorra sociale, una antimafia sociale, mostrare il carattere corruttivo del posto di lavoro che la camorra offre e che impedisce la creazione di mille altri posti di lavoro".

lunedì 10 settembre 2007

Bomba atomica. Peccato mortale



EDITORIALE



Alex Zanotelli



Le lancette del cosiddetto "Orologio del Giorno Finale" - così annuncia il

Bollettino degli Scienziati Atomici - sono state spostate a cinque minuti

alla mezzanotte.



In campo nucleare siamo sull'orlo del baratro.



Una vera e propria febbre atomica, che cresce rapidamente, sta

attanagliando l'umanità.



Tutte le nazioni del CLUB Atomico hanno iniziato a sperimentare nuove armi

nucleari. Questo in barba a tutti i trattati firmati durante la guerra

fredda e in piena noncuranza della crisi ecologica che ci sovrasta.

Altri Paesi stanno imitando l'esempio dei membri del CLUB Atomico. La

Corea del Nord ha già fatto esplodere la sua prima bomba atomica. Il

Giappone (la cui costituzione mette al bando l'atomica) è oggi tentato di

inforcare la stessa strada. L'Iran, che sta preparando l'uranio

arricchito, sta facendo infuriare il CLUB Atomico che vorrebbe essere un

CLUB esclusivo. C'è il timore fondato che Israele (che ha almeno 200 bombe

atomiche) potrebbe attaccare l'Iran. Questo ci porterebbe diritto a una

guerra atomica.



Per proteggersi gli USA stanno preparando lo Scudo Antimissile (lo Scudo

Stellare di Reagan) a cui, in Europa, hanno aderito la Polonia, la

Repubblica Ceca e l'Italia.



È incredibile che sia proprio il Governo Prodi a farlo!



È un momento grave della storia dell'umanità: viviamo all'ombra di oltre

20000 ordigni nucleari che possono far saltare per aria il mondo quattro

volte.



Questa situazione è resa oggi ancora più delicata dalla corsa verso il

"nucleare civile", che è ritenuto da molti una buona alternativa all'uso

del carbone e dei fossili, principali responsabili dell' effetto serra. Ma

siamo sicuri che il nucleare civile sia un'alternativa valida per i costi

e per la sicurezza? I costi sono altissimi: si calcola che negli USA, il

nucleare civile in questi quattro decenni sia costato sugli 870 miliardi

di dollari! E le possibilità degli incidenti è alta (l'incidente nucleare

in Giappone di alcuni mesi fa è lì a dimostrarlo). Ma pensiamo al disastro

di Chernobyl! Oggi sappiamo che il 90% delle 800.000 persone addette al

risanamento di Chernobyl, hanno contratto tumori!



Ma il problema più grosso è che l'industria nucleare non sa cosa fare dei

rifiuti nucleari.

E possono durare fino a 200.000 anni!!



"Il nucleare civile non è una soluzione per i cambiamenti climatici -

afferma la rivista di spiritualità americana Sojourners - ma una cinica

scommessa dell'industria nucleare di salvare se stessa".

Il nostro deve essere un no chiaro anche al nucleare civile. Purtroppo non

è questa la posizione oggi del Vaticano che ha accusato chi è contro il

nucleare civile di "pregiudizio ideologico". "Quanto è ironica una tale

affermazione - dice il missionario irlandese, esperto di tali problemi,

Sean McDonagh - per una Chiesa che è così tanto a favore della vita!".

Davanti a una tale gravissima situazione, chiediamo a tutti di fare

propria la legge di iniziativa popolare presentata alla Corte

Costituzionale il 25 luglio scorso: "Per un'Italia libera dal nucleare".

Ricordiamoci che abbiamo sul nostro territorio almeno 90 bombe atomiche e

una infinità di sottomarini atomici che attraccano nei nostri porti,

spesso civili (nel porto di Pozzuoli ne passano un centinaio all'anno)!!

In questa legge chiediamo che il territorio della Repubblica Italiana ivi

compreso lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali, sia

ufficialmente dichiarato zona libera da armi nucleari!!!

È il minimo che si può chiedere e su cui si può trovare delle larghe

convergenze (la Grecia l'ha già fatto!). Mi auguro che la raccolta firme

serva a far discutere i cittadini italiani su un tema così grave.

Chiedo inoltre che i cristiani spingano la Chiesa/le Chiese a proclamare

"urbi et orbi" che non solo l'uso, ma la Bomba in se è peccato mortale

gravissimo. Il ragionamento è semplice. Dio ha impiegato oltre quattro

miliardi di anni per preparare questa splendida navicella spaziale che è

la terra. L'uomo può distruggere tutto questo nel giro di un pomeriggio.

Non è questo il supremo peccato, la suprema manifestazione dell' hubris

umana, la tentazione di essere Dio?



Pochi lo hanno espresso così bene come il grande ex arcivescovo di Seattle

(USA) Hunthousen: "Le bombe nucleari sono un peccato. Nella società

moderna la base della violenza è data dalla nostra intenzione di

utilizzare la bomba atomica. Una volta accettato questo, qualsiasi altro

male è, al confronto, un male minore. Fino a quando non ci poniamo di

fronte al problema del nostro consenso all' utilizzo delle armi atomiche,

ogni speranza di un miglioramento generalizzato della moralità pubblica è

condannata al fallimento".

martedì 4 settembre 2007

Dal g8 del 2001



Dal Blog "Distratti dalla libertà"
www.altreconomia.it/noidelladiaz

Mentre il ministro dell'Interno Giuliano Amato è impegnatissimo a spiegare
agli italiani che occorre applicare il metodo Giuliani (Rudolph) per
ripulire le nostre città, bisogna avere l'opportunità di vivere in Liguria
e di acquistare lì i quotidiani, per sapere che il suddetto ministero è
stato ancora una volta condannato dal tribunale di Genova per i
comportamenti della nostra democratica polizia al G8 del 2001. La notizia è
infatti relegata nelle pagine di cronaca locale.

Il ministero - che ha come capo di gabinetto, è bene ricordarlo, nientemeno
che Gianni De Gennaro, all'epoca dei fatti capo della polizia - è stato
condannato a pagare 23 mila euro di risarcimento a Simona Coda Zabetta,
pestata e percossa in piazza Manin, dov'era stata allestita una 'piazza
tematica' sulle contestazioni al G8 da parte della Rete Lilliput. Il
giudice Claudio Viazzi, nella sentenza, ha scritto fra l'altro che la donna
"fu ferita da più manganellate nell'ambito di una carica violentissima,
indiscriminata e diretta contro un bersgalio che non era tale". Secondo il
giudice "nessuna giustificazione o esimente può ritenersi applicabile alla
condotta della polizia. Quel che è successo è riconducibile a gravi
negligenze, approssimazioni e omissioni in tutta l'operazione di 'ordine
pubblico' compiuta".

Il pestaggio di Simona Coda Zabetta è avvenuto nel quadro della carica
documentata molto bene nel video O.P. Genova 2001 realizzato dalla
segreteria del Genoa Legal Forum: il documentario riporta anche la
registrazione delle chiamate intercorse fra gli agenti impegnati
nell'operazione e la centrale operativa che ordinava: "Fate prigionieri,
fate prigionieri".

Quella di ieri è la sesta condanna del ministero dell'Interno per i fatti
del G8 nell'arco di pochi mesi. Amato, a quanto pare, paga e tace,
impegnato com'è sulla piaga dei tremendi lavavetri che tendono agguati ai
cittadini fermi ai semafori.

Lorenzo Guadagnucci

sabato 1 settembre 2007

Afghanistan, record stupefacente


“La situazione è drammatica e peggiora di giorno in giorno: nessun altro paese al mondo, a parte la Cina di un secolo fa, ha mai avuto un così estesa superficie destinata a produzioni illegali”. Una produzione che “ha raggiunto livelli paurosi, raddoppiando rispetto a due anni fa”.
Con queste parole l’Ufficio Antidroga delle Nazioni Unite (Unodc) e il suo presidente Antonio Maria Costa hanno presentato il rapporto 2007 sulla produzione d’oppio in Afghanistan.
Superando di molto le più pessimistiche previsioni e stime degli ultimi mesi, il raccolto d’oppio afgano di quest’anno ha raggiunto le 8.200 tonnellate: il 34 percento in più rispetto alle 6.100 del 2006. Le piantagioni di papavero, che l’anno scorso ammontavano complessivamente a 165 mila ettari, quest’anno coprivano 193 mila ettari: il 17 percento in più.
Helmand, la maggior fonte di droga del pianeta. La provincia di Helmand, che quest’anno ha fornito il 53 percento della produzione nazionale, si conferma “la capitale” dell’oppio afgano e la principale fonte di droga di tutto il pianeta. Con i suoi scarsi 2 milioni e mezzo di abitanti, questa piccola regione surclassa la produzione di narcotici di nazioni intere come la Colombia (coca), il Marocco (cannabis) o la Birmania (oppio). Dall’Helmand – provincia in gran parte controllata dai talebani – nono esce più solo oppio, ma anche tantissimo “prodotto lavorato”, ovvero eroina. Nei distretti montani roccaforti della guerriglia, in particolare nella zona di Musa Qala, sono stati infatti impiantati centinaia di laboratori artigianali dove la pasta d’oppio viene raffinata e trasformata in eroina.

Dall’oppio afghano proviene il 90% dell’eroina mondiale. Secondo John Walters, capo della politica antidroga della Casa Bianca, le principali cause dell’insuccesso sono il rafforzamento delle milizie talebane, che si oppongono alle operazioni degli Stati Uniti e i limitati fondi destinati al programma contro i narcotici e per lo sviluppo.

Ma secondo fonti militari il problema è più vasto e i narcotrafficanti da tempo schierano un vero e proprio esercito armato, contrapposto ai 30mila soldati della Nato impegnati nel Paese. Secondo il generale James L. Jones, comandante in capo delle forze Nato, “sarebbe sbagliato dire che il problema sono solo i talebani” “Loro [i narcotrafficanti] comprano protezione da altre organizzazioni, sia criminali che tribali, e fomentano ogni forma di resistenza per tenere il governo fuori dei loro affari”. “Sono in grado di causare danni, di rendere sicure le strade e le vie di transito e possono andare dove vogliono, anche attraverso Pakistan, Iran e Russia”.

In Afghanistan i narcotici alimentano un’industria da 2,6 miliardi di dollari annui, pari nel 2006 ad un terzo del Prodotto interno lordo (Pil) del Paese. Anche se i coltivatori di oppio ricevono solo piccole percentuali, si stima che guadagnino 12 volte di più che per ogni altro tipo di coltivazione. Il tentativo, quindi, di distruggere le coltivazioni incontra anche una violenta resistenza da parte della popolazione locale.

Anche per questo Kabul ha proibito lo spargimento aereo di erbicidi, come gli Usa fanno in America Latina, preferendo distruggere le piantagioni con il trattore. Nel 2006 sono state sradicati solo 38.500 ettari di coltivazioni di papavero su circa 430 mila

Collusione governo - narcotrafficanti. Se realtà come quella di Helmand dimostrano un evidente legame tra talebani e produzione di oppio, altre realtà rivelano che lo stesso governo afgano ha le mani sporche d’oppio. La seconda provincia afgana più produttiva è infatti quella orientale di Nangarhar, che quest’anno ha visto un incremento produttivo impressionante: 285 percento in più rispetto al 2006. Qui non parliamo di campi di papavero incassati nelle inaccessibili vallate controllate dai talebani, ma di piantagioni che si estendono nella pianura di Jalalabad, alle porte di Kabul: una zona controllata dal governo.