sabato 13 ottobre 2007

IL COSTO DELLA POLITICA


Il quadro che emerge definisce una Casta, una sorta di associazione di bramini dediti, istituzionalmente, alla caccia dei soldi dello stato. E in questa operazione non esiste differenza di posizione politica, di predisposizione etica, di amor patrio, di sacro furore ecologista. Direbbe Totò «tutti hanno famiglia».Ogni persona onesta, ogni vero lavoratore, ogni vero leader non potrà non pensare che il proprio lavoro, il proprio impegno sociale, i propri sacrifici sono svillaneggiati e sbertucciati da una razza che fa da padrone nella nostra casa.

E proviamo, inoltre, a indovinare quale potrà essere stato il pensiero dell’animale politico nel constatare il successo del saggio di Rizzo e Stella. Come nel film in cui Al Capone apostrofa gli sbirri con le parole “chiacchiere e distintivo”, così i nostri eroi, che hanno il coraggio di presentare, nel giugno 2007, il sindaco di Roma come il nuovo che avanza, avranno pensato. «Che si facciano un po’ di soldi con il loro saggio, poi li tireremo dalla nostra parte e tutto si rivelerà una tempesta in un bicchiere d’acqua». Perché La Casta degli intoccabili ha creato, a propria protezione, un muro di gomma che assorbe scandali, corruzione, denunce, anche insulti e offese; ma il muro di gomma respinge tutto al mittente e tutto, gattopardescamente, continua come prima. In questa recensione non è necessario ripetere alcune delle scoperte scandalose effettuate dai due giornalisti, è sufficiente analizzare alcune delle tabelle che gli autori hanno riportato in Appendice e che Impresa Oggi ripropone.

Tabella 1 L’esercito degli eletti

Deputati e senatori

Consiglieri regionali

Assessori regionali non consiglieri

Amministratori provinciali

Amministratori comunali

Sindaci e vicesindaci

Consiglieri circoscrizionali

952

1.129

125

3.933

152.155

14.242

6.949

TOTALE

179.485

Tabella 2 Il costo degli organi costituzionali

Istituzioni

2006

Presidente della Repubblica - indennità Presidente della Repubblica - dotazione Presidente della Repubblica – Irap

Senato (spese correnti)

Camera (spese correnti)

Corte costituzionale

CNEL

CSM

218.407 217.000.000 18.566

527.518.000

940.500.000

47.270.000

15.000.000

26.500.000

TOTALE Euro

1.774.024.973

Tabella 3 I numeri dei capi di Stato

Spese per il Quirinale in euro correnti
nel 2006

217.000.000

Spese per la Corona Britannica in euro corr. nel 2006

56.800.000

Personale del Quirinale (militari esclusi)

1.072

Personale della Corona Britannica (militari esclusi)

433

Artigiani impegnati nella manutenzione del Quirinale

59

Artigiani impegnati nelle residenze reali britanniche

15

Corazzieri

297

Carabinieri impegnati a Castelporziano

109

Addetti ai giardini della Presidenza
della Repubblica

115

Autisti del Quirinale

46

Addetti al gabinetto della segreteria gen. del Quirinale

63

Addetti alla segreteria della Regina Elisabetta

43

Costo medio annuo lordo di un
dipendente del Quirinale

74.500

Costo medio annuo lordo di un
dipendente della Corona Britannica

38.850

Tabella 4 I costi della Camera dal 1968

Anni

1968

140.863.557

1973

178.336.800

1978

206.676.709

1983

295.531.512

1988

508.778.958

1993

626.303.821

1998

777.927.965

2003

837.849.876

2007

1.004.435.000*

* Previsione di competenza.

- Valori in euro 2006.

Tabella 5 Il personale della Presidenza del Consiglio dal 2001

Anno

Dirigenti

Aree funzionali

Esperti

Totale

2001

310

3.177

61

3.548

2002

316

2.672

130

3.118

2003

305

2.542

141

2.988

2004

359

2.477

142

2.978

205

368

2.470

136

2.974

2006

350

2.440

95

2.885

Tabella 6 Gli stipendi (stipendio e diaria) dei parlamentari dal 1966

Anno

Totale

1966

7.002

1973

6.190

1981

7.187

1986

7.756

1991

13.484

1996

12.755

2001

13.81

2006

15.706

Valori in euro 2006

Tabella 7 L’indennità base dei parlamentari europei

Stato

Retribuzione

Italia

149.215

Austria

105.527

Germania

84.108

Irlanda

83.706

Regno Unito

82.380

Grecia

73.850

Belgio

72.017

Danimarca

69.768

Olanda

66.782

Lussemburgo

63.791

Francia

63.093

Finlandia

62.640

Svezia

61.704

Slovenia

49.860

Cipro

48.960

Portogallo

48.285

Valori in euro correnti All’indennità base si sommano, per i nostri, i seguenti benefit:

Diaria 4.003 €

Contributo per i collaboratori 4.190 €

Assegno di fine mandato 80% dell’importo mensile per anno di mandato

Assegno vitalizio, dal 25% all’80% dell’indennità

Pedaggi autostradali gratuiti

Circolazione sui treni, sui traghetti italiani e sui voli nazionali gratuita

Trasferimento della residenza tra 3.323 € a 3.995 €

Rimborso annuo viaggi all’estero 3.100 €

Assistenza sanitaria integrativa del servizio pubblico

Barberia a prezzi “ridicoli” o gratuita per i senatori

Libero ingresso a cinema e teatri

Assicurazione contro furti avvenuti nei locali della Camera di oggetti propri*

* Perdi un Rolex d’oro alla Camera? Paga lo Stato.

Altri dati espressi con tabelle che, per brevità, sintetizziamo sono:

  • Contributi statali ai partiti dal 1976: 3.419.564.028 €
  • Rimborsi per spese elettorali (alle europee 2004): 248.956.810 €
  • Costi dei consulenti della P. A. (anno 2004): 1.097.000.000
  • Spese per gli stipendi dei consiglieri regionali: 131.685.906 €
  • Il personale delle regioni: (dipendenti) 81.536, (dirigenti) 6.296
  • Il personale delle province: 56.660, di cui, 1.712 dirigenti
  • Il personale dei comuni: 428.281, di cui, 5.712 dirigenti
  • I finanziamenti pubblici alle comunità montane nel 2005: 170.175.114.
  • I finanziamenti ai giornali di partito: 60.000.000 €
  • Qual è la prima industria della Sicilia? La sanità pubblica.

In un’intervista pubblicata su L’Opinione il 5 maggio Gianantonio Stella esprime alcuni semplici ma importanti concetti. «Nessun qualunquismo e nessun moralismo da parte mia e di Rizzo nel voler scrivere il libro sugli sprechi». La prima cosa che il giornalista del Corriere della Sera, Gianantonio Stella, tiene a precisare a proposito del libro scritto a quattro mani con Sergio Rizzo, è che «l’intento con cui abbiamo lavorato non è stato né moralistico né qualunquistico». «ll problema è quello del contribuente che paga per mantenere con le tasse sempre più elevate un apparato burocratico elefantiaco con troppi enti locali che si sovrappongono e con troppi stipendi parassitari. Non è possibile – dice Stella - che un presidente di consiglio circoscrizionale guadagni 5 mila euro al mese o che una Asl abbia più centralinisti di Buckingam Palace, e se la politica non si fa carico di correggere queste cose, allora deve subentrare la denuncia giornalistica e l’inchiesta». «D’altronde basta considerare l’eco che ha avuto questo libro per capire di cosa stiamo parlando: aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari, ricavati da scuderie di cavalli, e presi in affitto a peso d’oro. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. “Rimborsi” elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più “virtuose” moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesca. Province che continuano ad aumentare, nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila anime. Candidati “trombati” consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l’auto blu. La nostra è la denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata un’oligarchia insaziabile e abbia allagato l’intera società italiana…». «Quando sento che alcuni uomini politici si lamentano del presunto qualunquismo di questa inchiesta mi rendo conto di quanto una gran parte di quella che io chiamo già nel titolo del libro “la casta” viva fuori dalla realtà. Qui non si tratta di contestare i costi della politica in quanto tali o il finanziamento pubblico al quale io e Rizzo non ci dichiariamo contrari. In ballo invece c’è il contenimento di una spesa pubblica che si perde in mille sprechi e in migliaia di privilegi e che il cittadino non è più disposto a tollerare pagando di tasca sua. Anche perchè, se le tasse finiscono quasi tutte per mantenere il parassitismo politico clientelare, cosa ci rimane per il welfare?».

D. Un capitolo del libro, riguardante le spese del Quirinale e i suoi bilanci non trasparenti, è stato anticipato qualche giorno fa dal Corriere della sera. Che reazioni sono venute dall’inquilino del Colle?

R. «Da quello attuale per ora nessuna. Dal suo predecessore invece una precisazione pubblicata dal Corriere in cui si evidenzia il fatto che l’appannaggio sia rimasto invariato e che per giunta adesso ci si pagano le tasse, merito questo non di Ciampi ma di una legge approvata all’epoca del suo predecessore Scalfaro su proposta di un deputato che si chiama Nicola Bono contenuta in un emendamento alla finanziaria del 1997».

D. E nel merito della scarsa trasparenza dei conti del Quirinale lievitati fino a quattro volte quelli di Buckingam Palace? Qualcuno ha gridato alla lesa maestà istituzionale?

R. «Nel merito nessuno risponde, l’essere casta consiste in questo e nel non curarsi neppure più delle critiche. C’è la convinzione che sia un attacco alla democrazia, ad esempio, chiedere come sia possibile che Bassolino abbia avuto nel 2004 un fondo spese per la rappresentanza dodici volte più alto di quello del presidente della repubblica tedesca. Io mi chiedo se questo sia un modo serio di rispondere in un dibattito. Accusando, chi fa inchieste, di qualunquismo e demagogia. Come se fossero i giornalisti ad allontanare la gente dalla politica denunciando questi atteggiamenti parassitari».

D. Che deduzioni si possono trarre da questa difesa corporativa, o di “casta”?

R. «Diciamo la verità , io non sono mai stato radicale né ho mai votato per Pannella, però sono gli unici che in tutti questi anni si sono dimostrati sensibili alla riduzione degli sprechi e dei costi assurdi della politica. Degli altri invece non ricordo iniziative serie per ridurre questi incredibili privilegi. Resto sbalordito a vedere il professor Luigi Cancrini, che milita nel partito di Diliberto, che non più tardi di dieci giorni fa ha detto di volere chiedere al governo un’accelerazione su due temi come la lotta alla povertà e quella al privilegio, e che invece adesso giustifica il fatto di godere non solo della retribuzione da parlamentare italiano ma anche della pensione da consigliere regionale del Lazio, se non è “casta” questa non so di che stiamo parlando».

D. Naturalmente, come si diceva prima, la difesa degli interessati coincide con l’accusa nei tuoi confronti e del tuo collega Rizzo di essere dei “qualunquisti”.

R. «E’ una difesa disperata. Io odio il partito della bistecca o della pagnotta, non ho mai detto che i politici siano tutti uguali e non mi ritengo affatto un qualunquista. E credo di potere parlare anche per Rizzo. Noi non diciamo neppure che la polizia non debba essere finanziata, anzi la pensiamo al contrario. Però ci vuole il senso della misura. E il libro è stato scritto con questo spirito. Noi non vogliamo che il Capo dello Stato vada a vivere in una palazzina a Montesacro. Deve certamente avere una residenza di grande rappresentanza. E’ una questione di immagine internazionale. Dobbiamo fare bella figura. Però non si capisce perchè debba costare quattro volte Buckingam Palace. … Questo non è accettabile».

D. La morale del libro è che gli italiani non possono permettersi gli attuali costi della politica?

R. «Esatto, noi non possiamo permetterci più l’esistenza di comunità montane che stanno a livello del mare o di presidenti dei consigli circoscrizionali con l’auto blu e uno stipendio da 5 mila euro al mese, non possiamo permetterci 150 province, come qualcuno vorrebbe, che si aggiungono ai comuni e alle regioni e a miriadi di altri enti locali. Non finirà lo stato di diritto e la libertà se si aboliscono le province, lo ha fatto anche la Gran Bretagna e mi pare che vi sia ancora la democrazia».


Il 2 agosto 2007, proseguendo nella propria “missione” di mettere in luce i costi della politica, Gian Antonio Stella ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo dal titolo Fannulloni, sprechi e rimborsi, che riporta una tabella con gli stipendi dei politici regionali.

Stipendio massimo in euro

Presidente Consiglio e Giunta

Presidente Commissione consiliare

Capigruppo

Consigl. regionale

Abruzzi

13.844

15.037

15.037

13.359

Basilicata

9.506

9.435

9.310

7.029

Calabria

13.353

12.538

11.316

11.316

Campania

12.386

11.720

0*

10.972

Emilia R.

10.006

11.908

11.906

11.053

Friuli V.G.

8.038

8.412

8.412

7.676

Lazio

12.548

10.771

10.771

9.958

Liguria

11.611

10.205

10.205

9.337

Lombardia

12.064

13.222

13.222

12.555

Marche

8.477

7.477

0*

6.810

Molise

12.038

10.922

0*

10.255

Piemonte

11.270

17.297

17.630

16.630

Puglia

18.885

14.725

14.725

13.830

Sardegna

14.644

12.958

11.417

11.417

Sicilia

14.329

12.277

0*

10.946

Toscana

7.498

8.425

8.425

7.633

Trentino A.A.

10.507

6.614

6.614

6.614

Umbria

7.102

6.597

6.597

6.597

Valle d’A.

10.228/561

7.109

0*

6.607

Veneto

12.651

11.281

11.281

9.711

0* Lo stipendio di capogruppo è quello di Consigliere

La domanda che si pone il cittadino è la seguente: a che titolo questi “signori” dovrebbero guadagnare questi stipendi iperbolici?

La casta


“I politici italiani sono una casta”

Parla Gianantonio Stella

“Nessun qualunquismo e nessun moralismo da parte mia e di Rizzo nel voler scrivere il libro sugli sprechi”

La prima cosa che il giornalista del “Corriere della Sera” Gianantonio Stella tiene a precisare a proposito del libro scritto a quattro mani con Sergio Rizzo e inviolato non per caso “La casta” (editore Rizzoli), in libreria da pochi giorni, è che “l’intento con cui abbiamo lavorato non è stato né moralistico né qualunquistico”.

Il problema è quello del contribuente che paga per mantenere con le tasse sempre più elevate un apparato burocratico elefantiaco con troppi enti locali “(le province sarebbe meglio abolirle come già diceva il liberale Einaudi”) che si sovrappongono e con troppi stipendi parassitari. “Non è possibile – dice Stella- che un presidente di consiglio circoscrizionale guadagni 5 mila euro al mese o che una Asl abbia più centralinisti di Buckingam palace, e se la politica non si fa carico di correggere queste cose, allora deve per forza subentrare la denuncia giornalistica e l’inchiesta”.

D’altronde basta leggere su internet come la stessa Rizzoli promuove questo libro per capire di cosa stiamo parlando: “Aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d’oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. “Rimborsi” elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più “virtuose” moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesco. Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati “trombati” consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l’autoblu. La denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata una oligarchia insaziabile e abbia allagato l’intera società italiana…”

Insomma Stella siamo vicini al punto di non ritorno con questi sprechi?

“Io temo di sì e quando sento che alcuni uomini politici si lamentano del presunto qualunquismo di questa inchiesta mi rendo conto di quanto una gran parte di quella che io chiamo già nel titolo del libro “casta” viva fuori dalla realtà. Qui non si tratta di contestare i costi della politica in quanto tali o il finanziamento pubblico al quale io e Rizzo non ci dichiariamo contrari. In ballo invece c’è il contenimento di una spesa pubblica che si perde in mille sprechi e in migliaia di privilegi e che il cittadino non è più disposto a tollerare pagando di tasca sua. Anche perchè, e qualcuno questo poco lo nota, se le tasse finiscono quasi tutte per mantenere il parassitismo politico clientelare, cosa ci rimane per il welfare?”

Un capitolo del libro, riguardante le spese del Quirinale e i suoi bilanci non trasparenti, è stato anticipato qualche giorno fa dal Corriere della sera che è il giornale per cui tu scrivi. Che reazioni sono venute dall’inquilino del Colle?

“Da quello attuale per ora nessuna. Dal suo predecessore invece una precisazione pubblicata dal “Corriere” in cui si evidenziava il fatto che l’appannaggio fosse rimasto invariato e che per giunta adesso ci si pagavano sopra le tasse, merito questo non di Ciampi ma di una legge approvata all’epoca del suo predecessore Scalfaro su proposta di un deputato che si chiama Nicola Bono (di An, ndr) contenuta in un emendamento alla finanziaria del 1997, votato a larga maggioranza.”

E nel merito della scarsa trasparenza dei conti del Quirinale lievitati fino a quattro volte quelli di Buckingam Palace? Qualcuno come al solito ha gridato alla lesa maestà istituzionale?

“Nel merito nessuno risponde, l’essere casta consiste in questo. E nel non curarsi neppure più delle critiche. C’è la convinzione che sia un attacco alla democrazia, ad esempio, chiedere come sia possibile che Bassolino abbia avuto nel 2004 un fondo spese per la rappresentanza dodici volte più alto di quello del presidente della repubblica tedesco. Io mi chiedo se questo sia un modo serio di rispondere in un dibattito. Accusando che fa inchieste di qualunquismo e demagogia. Come se fossero i giornalisti da allontanare la gente dalla politica semplicemente denunciando questi atteggiamenti parassitari.”

Che deduzioni si possono trarre da questa difesa corporativa, o di “casta”?

“Diciamo la verità , io non sono mai stato radicale né ho mai votato per Pannella, però sono gli unici che in tutti questi anni si sono dimostrati sensibili alla riduzione degli sprechi e dei costi assurdi della politica. Degli altri invece non ricordo iniziative serie per ridurre questi incredibili privilegi.

Resto sbalordito a vedere il professor Luigi Cancrini, che milita nel partito di Diliberto, che non più tardi di dieci giorni fa ha detto di volere chiedere al governo un’accelerazione su due temi come la lotta alla povertà e quella al privilegio, e che invece adesso giustifica il fatto di godere non solo della retribuzione da parlamentare italiano ma anche della pensione da consigliere regionale del Lazio, se non è “casta” questa non so di che stiamo parlando..”

Naturalmente,come si diceva prima, la difesa degli interessati coincide con l’accusa nei tuoi confronti e del tuo collega Rizzo di essere dei “qualunquisti”..?

“E’ una difesa disperata. Io odio il partito della bistecca o della pagnotta, non ho mai detto che i politici siano tutti uguali e non mi ritengo affatto un qualunquista. E credo di potere parlare anche per Rizzo. Noi non diciamo neppure che la polizia non debba essere finanziata, anzi la pensiamo al contrario. Però ci vuole il senso della misura. E il libro è stato fatto con questo spirito. Noi non vogliamo che il Capo dello Stato vada a vivere in una palazzina a Montesacro. Deve certamente avere una residenza di grande rappresentanza.

E’ una questione di immagine internazionale. Dobbiamo fare bella figura. Però non si capisce perchè debba costare quattro volte Buckingam palace. Questo non è accettabile.”

La morale del libro è che gli italiani non possono permettersi gli attuali costi della politica?

“Esatto, noi non possiamo permetterci più l’esistenza di comunità montane che stanno a livello del mare o i presidenti dei consigli circoscrizionali con l’auto blù e uno stipendio da 5 mila euro al mese, non possiamo permetterci 150 province come qualcuno vorrebbe, che si aggiungono ai comuni e alle regioni e a miriadi di altri enti locali. Non finirà lo stato di diritto e la libertà se si aboliscono le province, lo ha fatto anche l’Inghilterra e mi pare che ci sia ancora la democrazia..

lunedì 8 ottobre 2007

40 anni fa moriva Ernesto "Che" Guevara


Quarant’anni fa, il 9 ottobre 1967, Ernesto Guevara, detto il «Che» (per la sua abitudine di pronunciare questa breve parola in mezzo ad ogni suo discorso, una specie di cioè), veniva assassinato da un gruppo di militari boliviani dopo la sua cattura. Dopo aver partecipato da protagonista alla rivoluzione cubana, dopo aver spostato il movimento castrista e lo stesso Fidel Castro su posizioni comuniste, Guevara aveva abbandonato i suoi incarichi di governo e aveva cominciato una nuova impresa rivoluzionaria in Bolivia.

Un tentativo disperato compiuto con un gruppo ristretto di seguaci senza alcun sostegno da parte di Cuba e del movimento comunista internazionale. Forse la ricerca di una morte gloriosa che ponesse fine alle sue contraddizioni di rivoluzionario davanti ai problemi del socialismo reale. A 40 anni dalla morte, la sua figura resta un mito per molti giovani di tutto il mondo. Al di là delle ideologie ha rappresentato e rappresenta l’inquietudine, il coraggio e la romantica sfortunata disperazione di chi si trova ad affrontare una morte precoce per rendere immortali i suoi principi.

Diventato un vero e proprio mito laico, un martire dei «giusti ideali», Guevara ha indubbiamente rappresentato per i giovani della sinistra europea (e non solo) un simbolo dell’impegno politico rivoluzionario, talvolta svilito a semplice gadget o icona da stampare sulle magliette.

Figlio della piccola borghesia agiata, Ernesto «Che» Guevara de la Serna nasce il 14 giugno 1928 a Rosario de la Fe in Argentina. Il padre Ernesto è ingegnere civile, la madre Celia una donna colta, grande lettrice, appassionata soprattutto di autori francesi. Sofferente di asma fin da bambino, nel 1932 la famiglia Guevara si trasferisce vicino a Cordoba per consiglio del medico che prescrive per il piccolo Che un clima più secco (ma in seguito, fattosi più grandicello, la malattia non gli impedirà di praticare molto sport).

Studia con l’aiuto della madre, che avrà un ruolo determinante nella sua formazione umana e politica. Nel 1936-1939 segue con passione le vicende della guerra civile spagnola, per la quale i genitori si sono impegnati attivamente. A partire dal 1944 le condizioni economiche della famiglia peggiorano, ed Ernesto comincia a lavorare più o meno saltuariamente. Legge moltissimo, senza impegnarsi troppo nello studio scolastico, che lo interessa solo in parte. Si iscrive alla facoltà di Medicina e approfondisce le sue conoscenze lavorando gratuitamente all’istituto di ricerche sulle allergie, a Buenos Aires (dove la famiglia si è trasferita nel 1945).

Con l’amico Alberto Granados, nel 1951, parte per il suo primo viaggio in America Latina. Visitano il Cile, il Perù, la Colombia e il Venezuela. A questo punto i due si lasciano, ma Ernesto promette ad Alberto, che lavora in un lebbrosario, di rincontrarsi appena finiti gli studi. Ernesto Guevara nel 1953 si laurea, riparte per mantenere la promessa fatta a Granados. Come mezzo di trasporto usa il treno sul quale a La Paz incontra Ricardo Rojo, un esule Argentino, insieme al quale comincia a studiare il processo rivoluzionario che è in corso nel paese. A questo punto decide di rimandare la sua carriera medica.

L’anno successivo il Che giunge a Città di Guatemala dopo un viaggio avventuroso, con tappe a Guajaquil (Ecuador), Panama e San Josè de Costa Rica. Frequenta l’ambiente dei rivoluzionari che sono affluiti in Guatemala da tutta l’America Latina. Conosce una giovane peruviana , Hilda Gadea, che diventerà sua moglie.

Il 17 giugno, al momento dell’invasione del Guatemala da parte delle forze mercenarie pagate dall’United Fruit, Guevara tenta di organizzare una resistenza popolare, ma nessuno gli dà ascolto. Il 9 luglio 1955, intorno alle ventidue, al numero 49 di via Emperàn a Città del Messico, nella casa della cubana Maria Antonia Sanchez, Ernesto Che Guevara incontra una figura decisiva per il suo futuro, Fidel Castro. Fra i due scatta subito una forte intesa politica e umana, tanto che si parla di un loro colloquio durato tutta la notte senza alcun dissenso.

Oggetto della discussione sarebbe stata l’analisi del continente sudamericano sfruttato dal nemico yankee. All’alba, Fidel propone ad Ernesto di prendere parte alla spedizione per liberare Cuba dal «tiranno» Fulgencio Batista. Ormai esuli politici, parteciparono entrambi allo sbarco a Cuba nel novembre 1956. Fiero guerriero dall’animo indomito, il Che si rivela abile stratega e combattente impeccabile. A fianco di una personalità forte come quella di Castro ne assume le direttive teoriche più importanti, assumendo l’incarico della ricostruzione economica di Cuba in qualità di direttore del Banco Nacional e di ministro dell’Industria (1959).

Non completamente soddisfatto dei risultati della rivoluzione cubana, però, avverso ad una burocrazia che si andava sclerotizzando malgrado le riforme rivoluzionarie, irrequieto per natura, abbandona Cuba e si avvicina al mondo afro-asiatico, recandosi nel 1964 ad Algeri, in altri paesi africani, in Asia e a Pechino.

Nel 1967, coerente con i suoi ideali, riparte per un’altra rivoluzione, quella boliviana, dove, in quell’impossibile terreno, viene tratto in agguato e ucciso dalle forze governative. Non si conosce la data esatta della sua morte, ma sembra ormai accertato con buona approssimazione che il Che sia stato assassinato il 9 ottobre di quell’anno.

venerdì 5 ottobre 2007

Manifestazione per il popolo birmano

ANCONA

Sabato 6 ottobre 2007 – ore 10.00 da Piazza Cavour

a Piazza della Repubblica

manifestazione per il popolo birmano

sarà organizzata anche una

RACCOLTA DI FIRME

da inviare all’ambasciata birmana in Italia

Hanno dato la propria adesione:

Cgil, Cisl, Uil, DS, Dl, Sdi, Sd, Verdi, Pdci, Prc, Udeur, Idv, Anpi, Amnesty International, Acu- Gulliver, Forza Italia, An, Udc, Legambiente, Acli, Anci, Arci, Lega Cooperative, Unicef, Auser

“L’unica vera prigione è la paura, l’unica vera libertà è la libertà dalla paura”

(Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace)

Per informazioni :

071.203242

338.3076403

Il problema Energetico Nazionale‏


Illustrissimo Dott. Onofrio,

Ho letto la Sua analisi critica sul position paper del Governo in materia di fonti rinnovabile, riportatata da Andrea Agostini su Economia Peace Link.

Mi permetta di presentarmi, altrimenti si commette l’errore di considerare tutti estremisti di sinistra sempre pronti a criticare tutto e tutti senza valide soluzioni riformatrici.

Sono un Ingegnere che conosce il mondo a menadito ed ho raggiunto l’età della saggezza in un paese dove tutto ciò che non crea un ritorno materiale per i politici è da scartare, mentre gli italiani divenuti un popolo inerte, si lasciano trascinare dal vento che soffia verso destra o verso sinistra senza nessun cambiamento ragionevole, sopraffatti ed illusi dalla creazione di continui nuovi partiti per Governare saggiamente il paese, per continuare a deludere gli Italiani.

Il problema Energetico Italiano come pure le Telecomunicazioni, le Case Popolari e le Banche, hanno sempre fatto parte di Monopoli duri a morire e per rimanere in tema Energia, tutti i programmi auspicati per migliorare i costi e nello stesso tempo adeguarsi alla crescente domanda di Energia, apparentemente non ha trovato da parte del Governo una politica economica improntata su quanto può entrare nelle tasche dei partiti politici.
Questo particolare giustifica i ritardi nell’affrontare il problema, i vari problemi del paese.

Nel frattempo la Nazione si trova indietro con tutto, superata ampiamente dal terzo mondo, mentre i media mercenari continuano a sventolare bandiere di conquiste economiche e tecnologiche non riscontrabili.

Con i soldi delle nostre bollette energetiche gonfiate, Eni, Enel e Edison, stanno acquistando Centrali da rottamare in paesi dell’est Europeo e nell’America Latina, con il tacito consenso di tutti i partiti e delle associazione Sindacali.

Per quanto riguarda il Nucleare che molti incompetenti vorrebbero avere sotto il letto, senza considerare i costi reali e totali di tale ventura altamente pericolosa, tenendo conto che fra l’altro non abbiamo ancora sistemato i residui attivi provenienti dalle vecchie centrali dimesse parecchi decenni di anni fa.

Per quanto riguarda l’Eolico ed il Solare a conti fatti, ossia sull’efficienza di tali sistemi rapportati ai costi, non so quanto si possa spingere per una valutazione conveniente.
Si rischia di accendere le lampadine quando spunta il sole o quando soffia il vento.

Per il momento il carbone polverizzato è una valida soluzione se vengono impiegate le nuove tecnologie di abbattimento delle emissioni nocive.

Vi sono altre soluzioni energetiche naturali, continue, illimitate e gratuite disponibili in natura, ma apparentemente non vengono considerate politicamente perché abbatterebbero i costi di generazione elettrica di oltre il 75%.

Converrebbe agli Italiani, converrebbe alle industrie, converrebbe ai commercianti, converrebbe ad abbattere l’inquinamento, ma non converrebbe al Governo il quale apparentemente non interessa il bene del paese.
I nostri nemici li abbiamo in casa e li abbiamo messi a Governare il Paese.
Anthony Ceresa