Telefonate telefonate Telefonate!!!!
Berlusconi sulle intercettazioni
"Se escono mie telefonate lascio l'Italia"
Il premier: "Non è democratico un Paese in cui tutti temono di essere intercettati" Poi detta le tappe delle riforme: "Prima il federalismo, poi la giustizia". "Il presidenzialismo non è all'ordine del giorno". La Finocchiaro: "E' ammalato di bulimia mediatica"Il Cavaliere fissa i paletti per un incontro con il Pd e stila il calendario. "Federalismo
poi la giustizia. Non è democratico un Paese in cui tutti hanno paura di essere intercettati
Riforme, Berlusconi ai democratici
"Dialogo solo con divorzo da Di Pietro"
La Finocchiaro (Pd): "Il premier ammalato di bulimia mediatica"
Riforme, Berlusconi ai democratici
"Dialogo solo con divorzo da Di Pietro"
Silvio Berlusconi con Umberto Bossi
ROMA - "Il dialogo sulle riforme sarà possibile solo con il divorzio del Pd da Di Pietro". Il premier Silvio Berlusconi, pur dicendosi "pessimista" fissa i paletti per il dialogo con l'opposizione sulle riforme, a partire dalla giustizia, che nei prossimi mesi saranno presentate in Parlamento.
"Di Pietro - è la spiegazione del premier - è irrecuperabile, è il giustizialismo fatto persona. Lo dice tutta la sua storia". Il divorzio tra Veltroni e l'Idv, ha aggiunto, "è necessario, ma è il Pd che deve scegliere quale identità darsi, oggi è incerto, non sanno neppure di quale famiglia europea far parte".
Per le riforme, del resto, lo stesso presidente del Consiglio aveva stilato un calendario. Ribaltando le priorità indicate appena due giorni fa, Berlusconi aveva detto a Sky che viene "prima il federalismo poi la giustizia". "A seguire - aveva aggiunto - faremo le altre importanti riforme". Parziale marcia indietro da parte del presidente del Consiglio anche sul presidenzialismo, obiettivo, ha chiarito, che "non è all'ordine del giorno" ma potrà essere messo sul tavolo "eventualmente nella seconda parte della Legislatura", ma sempre "con il concorso di tutti".
"Una parte specifica della Costituzione - ha insistito Berlusconi - può cambiare ma si deve avere il consenso di tutte le forze politiche. Non ho mai detto che vogliamo cambiare la Costituzione da soli. Lo faremo da soli se vi saremo costretti per un comportamento irragionevole dell'altra parte".
Ma del consenso sulle riforme prospettate il premier è certo. A proposito delle intercettazioni, dopo aver minacciato di "cambiare Paese se uscirà una mia telefonata", il premier ha detto: "Non è mai veramente democratico un Paese nel quale tutti hanno il timore di essere intercettati". Sulla riforma della giustizia e sulle misure in materia di intercettazioni "una sinistra che non partisse da un presupposto antagonistico nei miei confronti, dovrebbe essere d'accordo. Visto che queste cose si sono rivolte contro il Pd", ha detto Berlusconi.
Il cavaliere ha spiegato che nei suoi discorsi "ho delle standing ovation sicure" quando affronta i temi delle intercettazioni e della separazione delle carriere. Su questi argomenti "serve il buon senso", e prendere atto di "tutte le accuse che sono finite nel nulla, e io ne so qualcosa", e del fatto che "i magistrati sono una casta e su questo nessuno ha più dubbi".
Dunque "che il sistema debba essere migliorato è cosa condivisa", anche se "ho sempre avuto fiducia nei giudici e sono sempre stato convinto che c'è un giudice a berlino, tanto che sono sempre stato assolto, alla fine". Di fronte al quadro descritto, "non capisco perchè la sinistra è contraria. Quando ero giovane la sinistra era garantista, e guardavo con simpatia da quella parte proprio perchè era il garantismo fatto politica". Solo una simpatia, perché "non ho mai votato a sinistra: ho votato Pli, Dc e Psi perchè ero amico di Craxi".
"La bulimia mediatica di Berlusconi è pari solo alla sua paura di dire la verità agli italiani - commenta la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. "Ancora annunci sulle riforme e sulla giustizia. Sulla crisi, proprio oggi che la Cgil conferma che i salari ei lavoratori italiani nel 2008 sono rimasti fermi, il solito appello all'ottimismo". "Sempre lo stesso copione - prosegue l'esponente del Pd - forse in un momento di tale difficoltà per il Paese sarebbe il caso di mostrare maggiore sobrietà e di fare meno chiacchiere. Le riforme si fanno attraverso testi scritti discussi in Parlamento. Li tirino fuori e vedremo. E la crisi, vera priorità del Paese si dovrebbe affrontare in un'altra maniera, non attraverso appelli all'ottimismo".
"Di Pietro - è la spiegazione del premier - è irrecuperabile, è il giustizialismo fatto persona. Lo dice tutta la sua storia". Il divorzio tra Veltroni e l'Idv, ha aggiunto, "è necessario, ma è il Pd che deve scegliere quale identità darsi, oggi è incerto, non sanno neppure di quale famiglia europea far parte".
Per le riforme, del resto, lo stesso presidente del Consiglio aveva stilato un calendario. Ribaltando le priorità indicate appena due giorni fa, Berlusconi aveva detto a Sky che viene "prima il federalismo poi la giustizia". "A seguire - aveva aggiunto - faremo le altre importanti riforme". Parziale marcia indietro da parte del presidente del Consiglio anche sul presidenzialismo, obiettivo, ha chiarito, che "non è all'ordine del giorno" ma potrà essere messo sul tavolo "eventualmente nella seconda parte della Legislatura", ma sempre "con il concorso di tutti".
"Una parte specifica della Costituzione - ha insistito Berlusconi - può cambiare ma si deve avere il consenso di tutte le forze politiche. Non ho mai detto che vogliamo cambiare la Costituzione da soli. Lo faremo da soli se vi saremo costretti per un comportamento irragionevole dell'altra parte".
Ma del consenso sulle riforme prospettate il premier è certo. A proposito delle intercettazioni, dopo aver minacciato di "cambiare Paese se uscirà una mia telefonata", il premier ha detto: "Non è mai veramente democratico un Paese nel quale tutti hanno il timore di essere intercettati". Sulla riforma della giustizia e sulle misure in materia di intercettazioni "una sinistra che non partisse da un presupposto antagonistico nei miei confronti, dovrebbe essere d'accordo. Visto che queste cose si sono rivolte contro il Pd", ha detto Berlusconi.
Il cavaliere ha spiegato che nei suoi discorsi "ho delle standing ovation sicure" quando affronta i temi delle intercettazioni e della separazione delle carriere. Su questi argomenti "serve il buon senso", e prendere atto di "tutte le accuse che sono finite nel nulla, e io ne so qualcosa", e del fatto che "i magistrati sono una casta e su questo nessuno ha più dubbi".
Dunque "che il sistema debba essere migliorato è cosa condivisa", anche se "ho sempre avuto fiducia nei giudici e sono sempre stato convinto che c'è un giudice a berlino, tanto che sono sempre stato assolto, alla fine". Di fronte al quadro descritto, "non capisco perchè la sinistra è contraria. Quando ero giovane la sinistra era garantista, e guardavo con simpatia da quella parte proprio perchè era il garantismo fatto politica". Solo una simpatia, perché "non ho mai votato a sinistra: ho votato Pli, Dc e Psi perchè ero amico di Craxi".
"La bulimia mediatica di Berlusconi è pari solo alla sua paura di dire la verità agli italiani - commenta la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. "Ancora annunci sulle riforme e sulla giustizia. Sulla crisi, proprio oggi che la Cgil conferma che i salari ei lavoratori italiani nel 2008 sono rimasti fermi, il solito appello all'ottimismo". "Sempre lo stesso copione - prosegue l'esponente del Pd - forse in un momento di tale difficoltà per il Paese sarebbe il caso di mostrare maggiore sobrietà e di fare meno chiacchiere. Le riforme si fanno attraverso testi scritti discussi in Parlamento. Li tirino fuori e vedremo. E la crisi, vera priorità del Paese si dovrebbe affrontare in un'altra maniera, non attraverso appelli all'ottimismo".
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