STUDENTE: Nonostante molte persone vogliano sinceramente aiutare gli altri, il loro desiderio viene spesso frenato dalla stessa società. Ciò avviene perché quest’ultima ci ha sempre insegnato a non fidarci degli altri e a saper calcolare le loro mosse. In questo senso, aiutare una persona potrebbe voler dire non pensare a sé stessi e, dunque, risultare più vulnerabili. Penso che la diffidenza della gente risieda proprio in tale modo di pensare. Questo dibattito, però, doveva essere incentrato sul disagio giovanile, mentre adesso stiamo parlando delle persone meno fortunate di noi. A questo punto viene spontaneo chiedersi cosa sia e dove stia realmente il famigerato disagio giovanile.
DON CIOTTI: Si sta discutendo di impegno sociale - o anche del rifiuto di tale impegno - proprio per sfatare quell'immagine che vede nei giovani solo superficialità e disinteresse, il che non è assolutamente vero. Sebbene esistano alcuni ragazzi che vivono nel vuoto - in una condizione di non conoscenza e di passività – molti altri si impegnano sinceramente. A me pare che tu appartenga alla seconda schiera e che ti chieda come fare qualcosa per gli altri. Il problema sta proprio nel fatto che non tutti siamo chiamati a fare tutto. Ognuno ha il suo differente modo di agire e di pensare e vi possono essere delle persone poco adatte ad affrontare problemi come la droga o l’alcolismo, il più delle volte a causa della loro fragilità. Non di rado si può venire travolti da situazioni nelle quali siamo rimasti condizionati. Quando un genitore si preoccupa per i propri figli - sebbene possa esagerare– spesso avviene perché egli scorge in loro una qualche fragilità: se non si opera insieme agli altri si corre il rischio di essere sconvolti da certi fatti. Chi non si impegna su certi fronti non può essere automaticamente tacciato di asocialità o insensibilità: alcune persone possono essere più brave nell’accudire i malati, altri nell’animazione del quartiere, altri ancora nell’attività all’interno della propria polisportiva e via discorrendo. Sebbene occorra conoscere i problemi e agire in profondità, ognuno di noi può esprimersi a modo suo: ogni singolo contributo fa parte di un progetto molto più ampio. Bisogna non solo dare una mano a chi ne ha bisogno, ma anche "stanare" chi è nella passività e nella superficialità, al fine di valorizzare le sue passioni e portarlo a collaborare insieme agli altri. Ovviamente, gli adulti devono lasciare spazio ai giovani: quando cominciai ad occuparmi dei senza tetto, alcune persone mi chiusero la porta in faccia perché mi stimarono incapace di dare una mano ai ragazzi con cui stavo insieme. Bisogna prestare molta attenzione ai progetti portati avanti dai giovani, perché spesso non vengono fornite loro le condizioni per elaborare e mettere in atto le proprie idee: i progetti che ieri portai avanti in certo modo, oggi potrebbe essere organizzati differentemente
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