sabato 19 luglio 2008

BORSELLINO: SCHIFANI, LA RUSSA E ALFANO LO COMMEMORANO IN VIA D'AMELIO

ASCA) - Palermo, 19 lug - Il presidente del Senato, Renato Schifani, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, con la deposizione delle corone di fiori a Palermo in via d'Amelio hanno reso omaggio a Paolo Borsellino e ai poliziotti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli, uccisi dalla mafia 16 anni fa.

Per il presidente Schifani il miglior modo per ricordare Falcone, Borsellino e i caduti della mafia ''e' la risposta che la Sicilia sta dando in questi ultimi tempi. La ribellione degli imprenditori contro il racket del pizzo, le leggi che lo Stato, Governo e Parlamento si accingono ad approvare, contribuiscono ancora piu' efficacemente nel contrasto all'organizzazione mafiosa''.

Schifani, pero', ha sottolineato che ''bisogna ricordare che la mafia non e' ancora vinta, e quindi non bisogna abbassare il livello di guardia e di questo credo che le forze politiche ne siano consapevoli''.

Il ministro La Russa ha invece evidenziato che ''la nostra presenza a Palermo non e' solo un omaggio, ma anche un atto di rispetto. Ricordare Borsellino e' doveroso e serve a farci riflettere e a fortificare il nostro amore per la liberta''.

Per il guardasigilli Alfano ''oggi e' un giorno di dolore, ma anche di speranza'' ed ha ricordato che ''cinquantasette giorni fa, quando abbiamo commemorato Giovanni Falcone, il governo aveva approvato misure importanti per la sicurezza e di forze contrasto alla criminalita', oggi quelle misure sono state rafforzate dal Parlamento e sono diventate leggi dello Stato. Questo - conclude - e' un segnale di speranza e significa che lo Stato reagisce''.



Biografia [modifica]

Schifani, figlio di impiegati[1], si laureò in giurisprudenza con 110 e lode. Nel 1979, praticante legale nello studio del deputato Giuseppe La Loggia, fu inserito da quest'ultimo nella società di brokeraggio assicurativo Sicula Brokers, di cui facevano parte Enrico La Loggia, figlio di Giuseppe e futuro politico di spicco di Forza Italia, ed alcuni soci che negli anni 1990 furono incriminati per associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa[2] [3]; Schifani lasciò la società nel 1980[4], riprendendo l'attività di avvocato. Nel 1992 fondò, assieme a due due soci tra cui Antonino Garofalo, rinviato a giudizio nel 1997 per usura ed estorsione, la società di recupero crediti GSM[3]; a causa di tale attività fu successivamente definito in una battuta del ministro della giustizia Filippo Mancuso il "principe del recupero crediti"[1].

Schifani, già iscritto alla Democrazia Cristiana, aderì a Forza Italia nel febbraio 1995 e, dopo un incarico da consigliere comunale a Palermo, fu eletto al Senato della Repubblica alle elezioni politiche italiane del 1996 nel collegio palermitano di Altofonte-Corleone, in rappresentanza della coalizione di centrodestra. Nella sua prima legislatura è stato capogruppo di Forza Italia nella commissione Affari costituzionali ed ha fatto parte della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, la cosiddetta "Bicamerale".

Intanto negli anni 1990 Schifani, già attivo come avvocato cassazionista, si affermò come avvocato urbanista, ricevendo numerosi incarichi in amministrazioni comunali siciliane[4]. In uno di questi fu consulente per l'urbanistica e il piano regolatore del comune di Villabate, il cui sindaco Giuseppe Navetta era il nipote di Nino Mandalà, capocosca della cittadina[5] ed ex socio di Schifani nella Sicula Brokers; secondo il pentito Francesco Campanella tale incarico fu concesso, tramite Enrico La Loggia, nell'ambito di un patto tra mafia e politica per la realizzazione di un megastore[6], progetto poi abortito a causa delle indagini[7].

Rieletto nelle elezioni del 2001, nel corso della XIV Legislatura Schifani è stato tra i fautori della stabilizzazione dell'articolo 41 bis, che ha reso definitivo il cosiddetto «carcere duro», previsto espressamente per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, istituto fino a quel momento di natura meramente provvisoria[8][9].

Porta il suo nome e quello del senatore Antonio Maccanico (l'Ulivo), il «lodo Maccanico-Schifani», una legge approvata il 20 giugno 2003, che sospendeva i processi in corso contro le «cinque più alte cariche dello Stato» oggetto di numerose polemiche perché sospendeva di fatto il processo SME per il presidente del Consiglio Berlusconi fintanto che questi fosse rimasto in carica. In seguito la legge fu dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale il 13 gennaio 2004[10].

Schifani nelle elezioni politiche italiane del 2006 viene rieletto senatore per la terza volta, per Forza Italia, nella circoscrizione Sicilia e nel corso della XV Legislatura è stato membro della Commissione Territorio e Ambiente.

Stretta di mano con il Presidente della Repubblica Napolitano
Stretta di mano con il Presidente della Repubblica Napolitano

In qualità di capogruppo di Forza Italia nella XIV e XV Legislatura dal 2001 al 2008 Schifani è stato protagonista dei dibattiti parlamentari del Senato[11].

Alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto per la quarta volta, sempre in Sicilia, per il Popolo della Libertà.

Nel corso della prima seduta della XVI Legislatura, il 29 aprile 2008 è stato eletto Presidente del Senato della Repubblica al primo scrutinio, riportando 178 voti, (162 richiesti dal quorum), 4 in più della coalizione formata da PdL, Lega Nord e MpA[12].

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